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Quanti volti perduti, nella memoria che li recide, e non ne resta che il nome! Ma un volto anonimo; certamente mai più potrò dimenticarlo. Molti anni da allora, quasi venti forse, ma quel volto, oh, non fatico certo a evocarlo: era un volto di tristezza, tale da dire l’infinito, l’assoluto della tristezza, da renderla palpabile, come la solidità della notte ne La linea d’ombra di Conrad.